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Isole Faroe - Faroe Islands

GUIDE / ISOLE FAROE

Cosa Vedere alle Isole Faroe: il paradiso incontaminato del Nord Atlantico

La guida essenziale alla visita delle Isole Faroe: cosa fare e vedere, come organizzare il viaggio e molto altro.

Alla scoperta delle Isole Faroe, un paradiso incontaminato nel bel mezzo del Nord Atlantico dove la vita scorre ancora lentamente tra tradizione, innovazione ed un fortissimo legame con l’oceano.


La Norröna parte da un porto desolato all’estremo nord della Danimarca ogni sabato, nelle prime ore del pomeriggio, ed arriva alle Isole Faroe verso le prime luci dell’alba del lunedì. L’inverno è alle porte, la nave ha la pancia piena di containers, puzza di pesce e dà un passaggio a qualche manciata di viaggiatori sballottata qua e la dall’ondeggiare impetuoso dell’oceano.

Quando la Norröna attracca a Tórshavn, ovvero al Porto di Thor, dio del tuono, del fulmine e della tempesta, siamo ormai a oltre 1600 chilometri di distanza da Copenhagen.

Il vento gelido soffia dal mare in raffiche che superano i 100 km/h, niente di eccezionale per le genti di qui che sono abituate anche al doppio, come normale è la pioggia che cade incessantemente, fina come uno spray che arriva da ogni direzione. Una nebbiolina nasconde le scogliere a picco sull’oceano e i prati verde smeraldo che ora, con il freddo, sono virati verso i colori caldi dell’autunno. 

FAROE ISLANDS: UNSPOILED, UNEXPLORED, UNBELIEVABLE.

Incontaminate, inesplorate, incredibili. Lo slogan del piccolo ufficio del turismo delle Isole Faroe riesce come pochi a racchiudere l’essenza del luogo. Le Fær Øer sono tra i luoghi più remoti e sconosciuti d’Europa.

La vita scorre lenta, quasi senza tempo, pressoché immutata nello scorrere degli anni. La calma regna sovrana, le corse dietro l’orologio simbolo della nostra era sono lontane migliaia di chilometri.

Migliaia di ruscelli di acqua purissima scendono dai versanti delle montagne fino a perdersi nei fiordi mitigati dalla corrente del Golfo e solcati da miliardi di salmoni. Le pecore sono ovunque padrone dell’isola e attraversano indisturbate e solitarie le strade, lasciate libere dai pastori di vagare per stagioni intere.

Le Føroyar, ovvero “Isole delle Pecore” nella lingua locale, sono uno scrigno intatto di leggende e culture vichinghe, mestieri duri e genti temprate dai venti inclementi del Nord Atlantico.

Un popolo di appena 40 mila anime sparse in minuscoli villaggi, un segreto ben nascosto sul fondo dei fiordi foderati di prati verdissimi, dietro le scogliere a strapiombo sul mare, nelle casette dai tetti coperti d’erba.

Se si prova a vederle su un mappamondo le Faroe sono appena un puntino. Si può confonderle forse con un granello di polvere che casualmente ha deciso di posarsi lì, nel bel mezzo del Nord Atlantico, a metà strada tra le Isole Shetland – altre terre selvagge e pressoché inesplorate a nord della Scozia – e l’Islanda.

L’arcipelago delle Isole Faroe è composto da 18 isole maggiori più una miriade di isolotti e scogli, per un totale di 779 isole sparse in un area lunga poco più di 100 km e larga 75.

Le isole principali (Streymoy, Eysturoy, Vágar e Borðoy) sono collegate da due tunnel suboceanici (il Norðoyatunnilin tra Eysturoy e Borðoy, lungo 6,3 km ed inaugurato nel 2006 e il Vágatunnilin di quasi 5 km tra Streymoy e Vágar) e da un ponte tra Streymoy e Eysturoy.

Le restanti isole sono collegate attraverso una rete di ferry-boats (con tempi di percorrenza che vanno dagli appena 20 minuti della tratta tra Tórshavn e l’isola di Nolsoy alle 2 ore di quella per l’isola di Suðuroy, la più meridionale delle Faroe) e attraverso alcune rotte di elicotteri che 3-4 volte a settimana (a seconda della stagione) collegano le zone più remote.

COSA VEDERE ALLE ISOLE FAROE

Saksun

Il villaggio di Saksun è decisamente uno dei miei preferiti alle Isole Faroe. Remoto, selvaggio, isolato e quasi disabitato. 

Una chiesetta solitaria ed una manciata di case adagiate sul fondo di un fiordo ad ampolla, nascosto alla vista dell’oceano e del mondo. Incastonato tra le montagne che creano una sorta di anfiteatro naturale dalle pareti disseminate di cascate e torrenti che scendono giù lungo i pendii.

A Saksun tutto è più lontano. Regna incontrastato il silenzio, la natura, gli elementi che creano atmosfere surreali. Nel periodo in cui ho vissuto alle Isole Faroe sono tornato più e più volte qui, anche solo per sedermi a terra ed ascoltare il respiro della valle, lo scorrere dell’acqua, il dilatarsi del tempo e dei pensieri. 

Lungo le rive del fiordo c’è una casetta solitaria ancora abitata, con il tetto ricoperto d’erba e bordato di vernice rossa, sembra uscita da una fiaba o da una di quelle foto surreali che spesso ci fanno sognare mentre scorriamo il feed di Instagram.

La persona che vive lì non gradisce che le persone si avvicinino alla sua casa alla ricerca dello scatto perfetto e chiunque decidesse di visitare Saksun è pregato di rispettare questa volontà. D’altronde se uno sceglie di vivere lontano da tutto e da tutti un motivo ci sarà.

Per arrivare a Saksun si percorre una stretta stradina a corsia unica che costeggia un torrente e attraversa per lungo quasi tutta l’isola di Streymoy.

Tjørnuvík

La spiaggia di sabbia scura come il carbone si copre e scopre del manto azzurro dell’oceano proteggendo, come una madre premurosa, il piccolo villaggio di Tjørnuvík spalmato come timidamente sul fondo di una insenatura a nord dell’isola di Streymoy.

Tjørnuvík abitano circa 70 persone. Ci arrivo una mattina di ottobre dopo aver percorso chilometri di strada a strapiombo sul mare, il paese dorme ancora o forse è perennemente intorpidito dai venti che soffiano dall’oceano e dalla sottile pioggerellina gelida che cade incessantemente.

Questo villaggio sembra quasi di poterlo immaginare mentre nella vallata riecheggiano riti e danze vichinghe, tali sono le origini e tale è il fascino che ancora oggi riesce a trasmettere.

Guardando dalla spiaggia verso l’orizzonte si scorgono due scogli dalla forma singolare, estreme propaggini dell’isola di Eysturoy. Sono noti tra i locali per una leggenda che circola su di essi, quella di “Risin og Kellingin“. La leggenda narra che questi erano in realtà un gigante ed una strega venuti da lontano con lo scopo di prendere le Faroe e portarsele via.

Recuperarle tutte e caricare l’enorme peso sulla schiena non era però cosa da poco e l’impresa durò più del previsto, abbastanza perché arrivasse l’alba. Il Sole così, avendoli scoperti, decise di punirli trasformandoli in rocce, proprio quelle che oggi si vedono di fronte Tjørnuvík.

Gjógv

Il nome di questo villaggio di poco più di 40 abitanti si pronuncia /ʤɛgv/ e grossomodo significa “gola”. In effetti tutto l’abitato si sviluppa alle spalle di una gola, una profonda fenditura nella roccia che crea uno scenografico porto naturale.

Sebbene ci arrivi anche un autobus Gjógv non è altro che un villaggio di pescatori cristallizzato nel tempo. A dispetto della presenza di una grossa guesthouse non c’è neanche un negozio, un alimentari, nulla.

Il silenzio, il rumore di fondo delle onde dell’oceano che si infrangono sugli scogli, lo scorrere continuo del torrente che taglia in due il villaggio, il volo basso di decine di specie di uccelli acquatici. Il rumore dei propri passi. Serve altro?

Eiði

Dopo aver attraversato il ponte tra Streymoy ed Eysturoy una tappa obbligata è il paesino di Eiði costruito, come la quasi totalità dei villaggi faroesi, attorno ad un porto.

Durante i fine settimana il paese spesso si anima, ci sono feste ed eventi e volendo si può assistere a qualche match degli sport più amati dai faroesi (calcio e pallamano). Ad Eiði ci sono ben due campi da calcio regolamentari, di cui uno proprio di fronte l’oceano e che tra l’altro in estate si trasforma in campeggio.

Da Eiði parte una delle più belle “Buttercup Roads” (alle Faroe sono segnalate con questo nome le strade particolarmente panoramiche) di tutta l’isola di Eysturoy.

La strada si arrampica lungo le pendici della montagna più alta delle Isole Faroe, lo Slættaratindur (880 m. slm) offrendo una vista che spazia su tutte le highland di Eysturoy e sulla valle di Funningur per arrivare fino all’isola di Kalsoy sullo sfondo.

Da qui è possibile partire per un trekking di 4-5 ore in totale (andata e ritorno) fino alla sommità dello Slættaratindur, dalla quale si ha un panorama mozzafiato su tutte e 18 le isole dell’arcipelago delle Faroe. Si dice che nelle giornate terse si riesca a vedere anche la sommità del Vatnajøkull, in Islanda.

Leggenda o no, sta di fatto che sono aperti dei dibattiti semi-seri tra esperti sull’argomento e che qualcuno sostiene possa trattarsi forse di un miraggio o di qualche tipo di illusione ottica.

In ogni caso la salita non richiede particolari skills di alpinismo, anzi tra gli abitanti delle Isole Faroe è tradizione salire sulla montagna il 21 giugno di ogni anno, per festeggiare il giorno più lungo dell’anno.

Gásadalur

Il villaggio di Gásadalur è con tutta probabilità il più remoto di tutta l’isola di Vágar. Arroccato su una scogliera a picco sull’oceano, proprio di fronte all’isola di Mikines e circondato dalle più alte montagne di Vágar, conta oggi poco più di 10 abitanti.

Isolato fino al 2004, l’unico modo di raggiungerlo era passare per le montagne, lungo vecchi sentieri che salendo fino a 400 metri d’altezza aggirano la montagna dove oggi è stato scavato il tunnel a corsia singola della strada che finalmente collega Gásadalur al resto del mondo.

Uno dei percorsi più antichi e tradizionali è il “Sentiero del Postino“, così chiamato perché fino al 2004, anno in cui la strada rotabile è stata completata, il postino lo percorreva tre volte a settimana da Bøur per consegnare la posta agli abitanti del piccolo villaggio. Lo stesso percorso era utilizzato anche quando qualcuno moriva perché la bara doveva essere trasportata a spalla fino a Bøur per il funerale e per la sepoltura.

Il villaggio è rimasto isolato anche via mare fino al 1940, anno in cui durante l’occupazione britannica fu costruita una ripidissima scalinata che dalla spiaggia porta fin sopra il villaggio, permettendo così la creazione di un piccolo molo di accesso all’oceano, spesso e volentieri impetuoso e dirompente da queste parti.

Gásadalur è famoso per la meravigliosa cascata che si trova proprio ai piedi del villaggio, di fronte alla scalinata di accesso al porto, chiamata Múlafossur. Il salto dell’acqua che si getta verticalmente da una scogliera a picco sull’oceano è uno degli elementi iconici delle Isole Faroe ed uno dei punti più fotografati di tutto l’arcipelago.

Sørvágsvatn

Il Sørvágsvatn è un grosso lago di acqua dolce situato sull’isola di Vágar, immediatamente prima dell’unico aeroporto delle Faroe.

La sua fama è dovuta al fatto di essere soprannominato “Il lago sopra l’oceano” perché a causa di una illusione ottica data dalla prospettiva di osservazione sembra protendersi proprio sopra l’oceano, sormontando delle enormi ed imponenti scogliere sferzate dai venti che si abbattono senza pietà sull’isola tempestosa di Vágar.

La zona è visitabile attraverso due percorsi di trekking pressoché identici se non fosse che uno passa a mezza costa e l’altro lungo la riva del lago. Il sentiero inizia dall’abitato di Miðvágur, nei pressi di una piccola traversa della strada che porta verso Sandavágur, subito dopo la chiesetta. La camminata è semplice e richiede circa un’ora ad andare ed una a tornare.

Arrivati in fondo alla valle non ci sono sentieri tracciati, si può quindi salire fin sulla cima della scogliera chiamata Trælanípa per godere di una straordinaria vista sull’oceano e sul più famoso punto di osservazione sul lago.

Occorre prestare la massima attenzione perché la roccia può essere estremamente scivolosa e sporgersi troppo per cercare lo scatto perfetto qui può risultare fatale anche ad un alpinista esperto.

Ridiscendendo il Trælanípa si può arrivare fino all’estremità del lago verso l’oceano. Dove la terra finisce lo spettacolo ha inizio: il lago si getta con una cascata direttamente nelle acque spumeggianti dell’oceano, i locali la chiamano Bøsdalafossur.

Mikines

Mikines è il paradiso del bird-watching. Isolata, remota, selvaggia, praticamente disabitata. Fino agli anni ’40 era uno degli insediamenti più grandi di tutte le Faroe, poi il processo di urbanizzazione ha portato alla fuga di quasi tutti gli abitanti, soprattutto nel periodo invernale.

E’ la più occidentale delle Isole Faroe e si trova di fatto su un fuso orario diverso rispetto a quello del resto del Paese, anche se per convenzione aderisce a quello di Greenwich come le altre isole.

In estate si raggiunge agevolmente con un traghetto da Sørvagur, le partenze avvengono ogni giorno (condizioni meteo permettendo) e permettono di poter visitare l’isola in giornata. D’inverno l’isola è pressoché inaccessibile: l’unico modo è arrivare in elicottero, trovare il modo di passare qualche notte lì per poi riprendere 2-3 giorni dopo l’elicottero che permette di ritornare a Vágar.

In estate l’isola è un ottimo luogo per osservare i puffin: le buffe e tenere pulcinelle di mare. Con una passeggiata di una giornata si percorre l’isola da parte a parte (e ritorno) potendo ammirare decine e decine di specie di uccelli ed animali locali: un vero paradiso ed un vero must per chi visita le Isole Faroe.

Il punto più iconico, iper-fotografato e diventato uno dei simboli delle Faroe, è il Faro di Mikines, situato sull’isolotto di Hólmur, all’estremità occidentale dell’isola. Per arrivarlo si passa su una passerella che attraversando una fenditura sull’oceano unisce lo scoglio di Hólmur al resto di Mikines.

In estate (e solo in estate) ogni singolo visitatore deve pagare una tassa di tutela ambientale al momento dell’imbarco per Mikines (250 DKK per il 2022, che sono circa 34€). L’accesso è a numero chiuso e i traghetti vengono spesso prenotati mesi prima. Ci sono anche dei comodi tour guidati da Sørvágur che includono traghetto, tasse e guida locale esperta.

Chi viaggia in inverno deve tenere a mente che i puffin sono presenti sull’isola solo dalla tarda primavera agli inizi dell’estate e che le difficoltà logistiche spesso non giustificano il viaggio verso Mikines in questo periodo (è necessario passare qualche notte sull’isola aspettando l’elicottero successivo).

Kalsoy

Kalsoy è un altra isola del nord, collegata a Klaksvik per mezzo di un servizio di traghetti. L’unica strada che la percorre da nord a sud è per la maggior parte in gallerie buie e strette scavate nella roccia, decisamente non adatte a guidatori inesperti o paurosi.

Una volta arrivati al villaggio di Trøllanes si può proseguire con uno dei trekking più scenografici (e pericolosi) delle Isole Faroe: la camminata verso il Faro di Kallur.

Soprattutto in autunno e in inverno il suolo è molto scivoloso e la nebbia può essere un grosso problema: nel caso in cui dovesse sorprendervi durante il trekking fermatevi dove siete e aspettate che passi (questa regola vale per tutte le Isole Faroe, gli strapiombi sono sempre dietro l’angolo, anche quando uno non se lo aspetta).

L’ultimo tratto richiede di passare su un sentiero stretto, con un dirupo verso l’oceano sia a destra che a sinistra di ogni passo.

Salvo restare pietrificati dalla paura dell’altezza in poco tempo si arriva dall’altra parte del promontorio, dove dal faro si può godere di una vista davvero notevole.

Ora entrate nel faro, sedetevi, rilassatevi e magari sorseggiate qualche goccio di caffè fumante dal thermos in fondo allo zaino. Da qualche parte dovrebbe esserci il registro dei visitatori, cercatelo e se vi fa piacere lasciate una vostra dedica, un pensiero da un posto alla fine del mondo.

Tórshavn

Tórshavn è la piccola e graziosa capitale delle Isole Faroe, centro nevralgico della politica, degli affari e del commercio.

Con i suoi 20 mila abitanti raccoglie praticamente metà della popolazione faroese, distribuita tra il centro (la zona intorno al porto) e le varie aree residenziali sulle colline circostanti costituite da schiere di casette ordinate, nel classico stile minimale nordico.

Sempre più coppie giovani decidono di trasferirsi qui, magari prendendo una casa in affitto, anziché vivere nei villaggi, nonostante i costi siano almeno triplicati.

Appena arrivati a Tórshavn si viene accolti dall’antica fortezza di Skansin con il suo faro, tutt’ora attivo.

La fortezza è stata costruita alla fine del 1500 per difendere il porto dagli attacchi dei pirati e successivamente utilizzata dall’esercito britannico durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi è un buon posto dove trascorrere del tempo in tranquillità ammirando l’isola di Nolsoy, proprio di fronte. 

La storia di Tórshavn è fortemente radicata alle vicende d’epoca vichinga prima e commerciale dopo. Qui si stabilirono i primi faroesi, genti emigrate dalla Norvegia per sfuggire alla tirannia di Harald I e, sulla penisola che divide il porto in due parti insediarono il loro parlamento chiamato ting, ovvero la principale assemblea di clan chiamata a decidere principalmente sulle questioni commerciali.

Da allora il luogo ha preso il nome di Tinganes ed ancora oggi questa è la sede del Parlamento, del Primo Ministro e dei vari ministeri. 

Tinganes salta subito all’occhio per la moltitudine di casette di colore rosso con i tetti ricoperti d’erba, sono tutte originali e la più antica ha oltre 500 anni. Qui vengono prese tutte le decisioni e discusse tutte le leggi vigenti nell’arcipelago delle Faroe, pur tenendo conto di alcuni vincoli di legge derivanti dall’appartenenza al Regno di Danimarca.

Il quartiere è come sempre ordinato e silenzioso il che invita, soprattutto nei pomeriggi autunnali, a sedersi sugli scogli all’estremità della penisola e passare del tempo a guardare i pescherecci rientrare in porto.

Tórshavn fino al 1856 è stata sede del monopolio commerciale danese verso le Isole Faroe, questo significava che solo il monopolio reale poteva fornire merci all’arcipelago e lo faceva tre volte l’anno con navi che partivano da Copenhagen dirette a Tórshavn. Ed ogni acquisto poteva essere fatto dai faroesi solo a Tórshavn.

Di fatto la città resto sempre un covo di burocrati e mercanti senza scrupoli, mentre nei villaggi le genti si spingevano sempre di più verso la pesca, cosa che fu determinante nel momento in cui il monopolio venne abolito ed il commercio del pesce con l’estero divenne la maggior risorsa dell’isola. E lo è ancora oggi.

Oggi Tórshavn è una cittadina piena di vita che l’estate si riempie di eventi e concerti. Ci sono diversi negozi di artigianato e di abbigliamento, in particolare qui è possibile acquistare i tradizionali maglioni faroesi, lavorati esclusivamente a mano dalle donne del posto utilizzando la pregiata (e costosa) lana locale.

Nella zona intorno a Tinganes è sorta una manciata di ristoranti di buon livello e di café dagli interni in legno e dall’atmosfera fuori dal tempo dove rilassarsi sorseggiando un tè, mangiando qualcosa o assaggiando le diverse varietà di birra prodotta da uno dei due principali birrifici locali (Føroya Bjór e Okkara).

Oltre ad una moltitudine di uffici a Tórshavn c’è anche un centro commerciale di modeste dimensioni e la città è in continua e fiorente espansione. Ci sono diversi hotel, un grande stadio, un ospedale e delle scuole moderne e all’avanguardia, costruite secondo i più avanzati concetti architettonici e con metodi di insegnamento dagli standard davvero elevati.

Fuori porta, a meno di 10 km da Tórshavn e ben collegato con uno dei bus rossi (gratuiti!), merita una visita il villaggio di Kirkjubøur, il più importante sito storico delle Isole Faroe. 

Kirkjubøur è stato fino agli inizi del ‘500 il principale luogo di culto dell’arcipelago, sede del vescovo e della più grande e importante fattoria faroese. Oggi è possibile visitare le rovine della sede del vescovo, la Cattedrale di San Magnus, la cui costruzione risale al ‘300.

A pochi passi si trova la Chiesa di Sant’Olav risalente al 1250, affacciata direttamente sull’oceano e sulle isole di Hestur e Koltur, è la più antica chiesa ancora attiva nelle Faroe.

Di fronte invece c’è la fattoria vichinga che i locali chiamano Kirkjubøargarður: questa grossa casa colonica costruita nel XI secolo è ancora abitata dalla 17° generazione della famiglia di coloni che la occupa dal ‘500, rendendola con tutta probabilità la più antica casa ancora abitata al mondo.

Altre cose da vedere alle Isole Faroe se dovesse avanzare del tempo…

Viðareiði

Viðareiði è un paesino all’estremo nord dell’isola di Viðoy, nei territori del Norðoyar.

La deliziosa chiesetta sull’oceano fu donata sul finire dell’800 dai Britannici alla popolazione locale per aver salvato un equipaggio naufragato in seguito ad una tempesta nei pressi delle coste di Viðoy.

Lungo la strada per raggiungere Viðareiði si gode di una magnifica vista sulle isole del Nord: da una parte Flugoy e Svinoy, dall’altra Borðoy e Kunoy.

Dall’abitato di Viðareiði parte anche un sentiero che permette di arrivare a Capo Enniberg, il punto più a Nord di tutte le Isole Faroe.

Il promontorio di Capo Enniberg si arrampica fino ad un’altezza di 756 metri per poi gettarsi improvvisamente a picco nell’oceano, formando così la scogliera verticale più alta del mondo.

Kunoy

Kunoy è un’altra isola del Nord, la più vicina a Klaksvik (che è per grandezza e per importanza la seconda città delle Isole Faroe).

E’ collegata all’isola di Borðoy attraverso una stradina costruita su argine di roccia e, come praticamente tutte le isole del Nord, i suoi villaggi sono collegati al resto del mondo da stretti tunnel scavati nella roccia nuda, ad una sola corsia condivisa da entrambi i sensi di marcia e non illuminati. Anche solo l’esperienza della guida nei tunnel merita il viaggio.

Il villaggio di Kunoy è situato proprio di fronte le coste di Kalsoy di cui si scorge facilmente l’insediamento di Mikladalur (famoso per la leggenda di Kópakonan).

Chiunque visiti le Isole Faroe non può fare a meno di notare la quasi totale assenza di alberi. Questo è dovuto ad un massiccio deforestamento avvenuto centinaia di anni fa su diverse isole atlantiche (tra cui anche la Scozia).

A Kunoy si è tentato di riforestare una piccola parte della zona pedemontana, con il risultato che si è venuto a creare un minuscolo ma grazioso boschetto, l’unico di tutte le Faroe.

Múli

Questo villaggio remoto sulla costa a nord di Borðoy, di fatto disabitato e in stato di abbandono dal 2002.

Situato alla fine di una stradina che percorre tutto il fiordo è stato raggiunto dall’energia elettrica solo nel 1970 e non è stato sufficiente a fermarne il declino. Tuttavia le poche casette presenti sono in buono stato, perché di tanto in tanto i pastori proprietari delle terre qui intorno si fermano a dormire in paese.

Con una passeggiata di una decina di minuti si raggiunge una profonda gola a picco sul mare, nella quale gli abitanti del paese erano soliti calarsi per raccogliere le uova degli uccelli.

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